DOMANDE
E RISPOSTE SULLE ICONE
1. Che cos'è un'Icona?
Un'icona (dal termine greco eikòna, "immagine") è
un'immagine - di solito bidimensionale - di Cristo, dei Santi, degli Angeli, o di
importanti eventi biblici, parabole, o eventi nella storia della Chiesa. San
Gregorio il Dialogo (Papa di Roma attorno agli anni 590-604), parla delle Icone
come di Sacra Scrittura per gli analfabeti: "Ciò che uno scritto presenta
ai lettori, una raffigurazione lo presenta agli illetterati che la contemplano,
poi che in essa anche gli ignoranti vedono ciò che dovrebbero seguire; in essa
gli analfabeti leggono" (Epistola al Vescovo Sereno di Marsiglia, NPNF 2,
Vol. XII, p. 53). A quanti vorrebbero suggerire che ciò non ha più alcuna
rilevanza nella nostra era illuminata, vorremmo far considerare quanto è alto
il nostro tasso di "analfabetismo di ritorno", e il fatto che anche
le società più colte hanno un notevole segmento di analfabeti: i loro bambini
piccoli!
Le icone elevano le nostre menti dalle cose terrene a quelle celesti. San
Giovanni Damasceno scrive: "siamo condotti da Icone percettibili alla
contemplazione di quelle divine e spirituali" (PG 94:1261a). E mantenendo
di fronte a noi la loro memoria attraverso le Icone, siamo pure ispirati a
imitare la santità di quanti vi sono raffigurati. San Gregorio di Nissa (ca.
330-395) parlava di come non potesse passare "senza lacrime" di
fronte a un'Icona di Abramo che sacrifica Isacco (PG 46: 572). Commentando su
questo passo, fu notato nel Settimo Concilio Ecumenico, "Se a un simile
Dottore l'immagine era d'aiuto e procurava lacrime, quanto più nel caso di
persone ignoranti o semplici porterà compunzione e beneficio." (NPNF2,
Vol.4, p. 539).
2. I cristiani ortodossi pregano le Icone?
I cristiani pregano in presenza di Icone (così come gli Israeliti pregavano
in presenza di Icone nel Tempio), ma noi non preghiamo "le" immagini.
3. Le Icone fanno miracoli?
Per mettere questa domanda nella giusta prospettiva, consideriamo alcune
altre domande:
L'Arca dell'Alleanza faceva miracoli? (Gs 3: 15s; 1 Sam 4-6; 2 Sam 11-12)
Il Serpente di Bronzo guariva chi era stato morso dai serpenti? (Num 21 :9)
Le ossa del Profeta Eliseo risuscitarono un uomo dai morti? (2 Re 13:21)
L'ombra di San Pietro guariva i malati? (At 5:15)
I grembiuli e fazzoletti toccati da San Paolo guarivano gli infermi e
scacciavano gli spiriti maligni? (At 19:12)
La risposta a queste domande è: sì, in un certo senso. Nondimeno, per essere
precisi, era Dio che operava miracoli attraverso queste cose. Nel caso
dell'Arca e del Serpente di Bronzo, abbiamo immagini che vengono usate per
operare miracoli. Dio operò miracoli attraverso le reliquie del Profeta Eliseo,
attraverso l'ombra di un Santo, e attraverso oggetti che avevano appena toccato
un santo. Perché? Perché Dio onora quanti lo onorano (1 Sam 2:30), e perciò si
compiace di operare miracoli attraverso i suoi Santi, anche attraverso questi
mezzi indiretti. Il fatto che Dio possa santificare oggetti materiali non
dovrebbe sorprendere alcuna persona che sia familiare con le Scritture. Per
esempio, non solo l'Altare del Tempio era santo, ma pure tutto ciò che lo
toccava era santo (Eso 29:37). Rifiutare la verità che Dio opera attraverso le
cose materiali significa cadere nello gnosticismo.
Perciò sì, in senso lato, le icone possono fare miracoli -ma per essere
precisi, è Dio che opera miracoli attraverso le Icone, perché Egli onora quanti
lo hanno onorato.
4. I cristiani ortodossi adorano le icone? Qual'è la differenza
tra "adorazione" e "venerazione"?
I cristiani ortodossi non adorano le icone nel senso in cui la parola
"adorazione" si usa comunemente in italiano. In traduzioni antiche (e
in alcune traduzioni più recenti in cui i traduttori insistono a usare questa
parola nel senso originale), si trova la parola "adorare" usata per
tradurre il verbo greco proskyneo (letteralmente,
"prosternarsi"). Nondimeno, bisogna comprendere che tale uso era
molto più ampio di quello odierno. Spesso si usava questo verbo per indicare
l'atto di onorare, venerare, riverire. Oggi si restringe il temine
"adorazione" al senso del termine greco latrìa (che il Settimo
Concilio Ecumenico aveva precisamente stabilito come culto che si deve solo a
Dio, a differenza della venerazione dovuta ai santi). I cristiani ortodossi
venerano le icone, vale a dire, rendono loro rispetto poiché sono oggetti
santi, e poiché onorano ciò che le icone raffigurano. Noi non adoriamo le icone
più di quanto un patriota non adori la sua bandiera. Il saluto alla bandiera
non è esattamente lo stesso tipo di venerazione che diamo alle Icone, ma è
proprio un tipo di venerazione. E così come non veneriamo il legno e la
vernice, ma piuttosto le persone dipinte nelle Icone, i patrioti non venerano il
tessuto e le tinture, ma piuttosto il paese rappresentato dalla bandiera.
Queste furono le conclusioni del Settimo Concilio Ecumenico, che stabilì nel
proprio Oros (decreto) quanto segue: "Poiché questo è il caso in
questione, seguendo il sentiero regale e l'insegnamento divinamente ispirato
dei nostri santi Padri e della Tradizione della Chiesa cattolica - poiché
sappiamo che essa è ispirata dal Santo Spirito che in essa vive - decidiamo in
tutta correttezza e dopo un completo esame che, così come la santa e vivifica
Croce, allo stesso modo le sante e preziose Icone dipinte con colori, ornate
con piccole pietre o con quant'altro è utile a questo scopo (epitedeios),
debbano essere poste nelle sante chiese di Dio, sui vasi e paramenti sacri, su
muri e tavole, nelle case e nelle strade, sia che esse siano Icone del nostro
Dio e Salvatore, Gesù Cristo, o della nostra intemerata Signora e Sovrana, la
santa Madre di Dio, o dei santi angeli e di santi e pii uomini. Ogni volta,
infatti, che vediamo le loro rappresentazioni in immagine, siamo condotti,
mentre le contempliamo, a rammentare i prototipi, progrediamo nell'amore per
loro, e siamo indotti a venerarli ulteriormente baciando le icone e
testimoniando la nostra venerazione (proskenesin), non la vera
adorazione (latreian) che, secondo la nostra fede, è appropriata solo
per l'unica natura divina, ma nello stesso modo in cui veneriamo l'immagine
della preziosa e vivifica Croce, il santo Vangelo e gli altri oggetti sacri che
onoriamo con incenso e lumi di candela secondo la pia usanza dei nostri
antenati. L'onore reso all'immagine va infatti al suo prototipo, e la persona
che venera un'Icona venera la persona che vi è rappresentata. Invero, tale è
l'insegnamento dei nostri santi Padri e della Tradizione della santa Chiesa
cattolica che ha propagato il Vangelo da un capo all'altro della terra."
Gli ebrei capiscono la differenza tra venerazione e adorazione. Un pio ebreo
bacia la Mezuzà sugli stipiti della sua porta, bacia il suo scialle da
preghiera prima di indossarlo, bacia i tallenin (filatteri), prima di legarli
alla fronte e al braccio. Bacia la Torah prima di leggerla nella Sinagoga.
Senza dubbio Cristo fece le stesse cose, quando leggeva le Scritture in
Sinagoga. Anche i primi cristiani capivano questa distinzione.
5. Il secondo comandamento non proibisce le icone?
il problema relativo al secondo comandamento dipende da com'è tradotta la
parola che indica le immagini. Se essa significa mere raffigurazioni, allora le
immagini nel Tempio sarebbero violazioni di questo comandamento. La nostra
guida migliore al significato della parola ebraica, tuttavia, è ciò che essa
significava per gli ebrei: quando gli ebrei tradussero la Bibbia in greco,
tradussero questo termine semplicemente come "eidoloi" , ovvero "idoli."
Per di più, la parola ebraica pesel non viene mai usata in riferimento a
qualsivoglia immagine nel Tempio. Perciò è chiaro che qui ci si riferisce a
immagini pagane piuttosto che alle immagini in generale. Guardiamo più
attentamente il passo scritturale in questione: "Non ti farai idolo né
immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla
terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prosternerai davanti
a loro e non li servirai." (Eso 20:4-5a).
Ora, se prendiamo questo passo come riferimento a immagini di ogni genere,
allora chiaramente i cherubini nel tempio violano questo comandamento. Se ci
limitiamo ad applicarlo solo agli idoli, non esiste alcuna contraddizione.
Inoltre, se il termine si applica a tutte le immagini - allora anche la foto
sulla carta d'identità viola il comandamento, ed è un idolo. Così, o tutti i
protestanti con la carta d'identità sono idolatri, oppure le icone non sono
idoli.
Lasciando da parte, per il momento, le sfumature del termine
"immagini", limitiamoci a osservare che cosa ne dice il testo. Non
farai x, non ti prosternerai a x, non adorerai x. Se x = immagini, allora il
Tempio stesso viola il comandamento. Se x = idoli e non tutte le immagini,
allora questo verso non contraddice le Icone nel Tempio, né le Icone ortodosse.
6. Deuteronomio 4:14-19 non vieta forse le immagini di Dio? Come potete
allora avere Icone di Cristo?
Questo passo istruisce gli ebrei a non farsi immagini (false) di Dio, poiché
essi non hanno visto Dio. Come cristiani, tuttavia, noi crediamo che Dio si è
incarnato nella persona di Gesù Cristo, e così possiamo raffigurare "ciò
che abbiamo veduto con i nostri occhi" (1 Gv 1:1). Come disse San Giovanni
Damasceno: "Fin dai tempi antichi, Dio l'incorporeo e l'incircoscritto non
fu mai raffigurato. Ora, tuttavia, Quando Dio è stato visto rivestirsi di
carne, e conversare con gli uomini, io faccio un'immagine del Dio che io vedo.
Io non adoro la materia, adoro il Dio della materia, che per me è divenuto
materia, e si è degnato di abitare nella materia, e ha portato la mia salvezza
attraverso la materia. Non cesserò di onorare quella materia che opera la mia
salvezza. La venero, seppure non come Dio. Come potrebbe Dio essere nato nel
mondo da cose senza vita? E se il corpo di Dio è Dio per unione, allora è
immutabile. La natura di Dio rimane la stesa di prima, mentre la carne creata
nel tempo è vivificata da un'anima logica e razionale."
7. Ma considerata la violenta opposizione che gli ebrei avevano per le
immagini, come è possibile che i primi cristiani abbiano accettato le icone?
Non solo si trova iconografia in tutte le catacombe cristiane, ma anche
nelle catacombe ebraiche dello stesso periodo. Abbiamo anche le Icone ebraiche
ben conservate di Dura-Europos, in una città distrutta dai persiani a metà del
III secolo (cosa che mette ovviamente un limite a quanto recenti potessero
essere queste icone). Spesso si prendono le vedute di Giuseppe Flavio
sull'iconografia come la norma delle vedute ebraiche in materia, ma questo è
scorretto e chiaramente inappropriato. Un testo specifico che è solitamente
citato è un passo che si riferisce a un tumulto scoppiato quando i romani
posero un'aquila imperiale sul cancello del Tempio. Questa storia non è così
bianca e nera come alcuni vorrebbero pensare. Questi erano zeloti. Giuseppe
Flavio, anche lui un ribelle, per quanto in seguito avesse cambiato bandiera e
aiutato i romani, ne narra gli eventi. Giuseppe racconta come i romani avessero
montato l'aquila sopra l'ingresso del Tempio, e il popolo la strappò come
sacrilega - ma erano le immagini di animali per se a essere in
questione, o piuttosto l'aquila romana sull'ingresso del Tempio? Il
punto di vista di Giuseppe a proposito era così estremista che egli pensò che
le statue di animali connesse al Tempio di Salomone fossero un peccato (Antichità,
VIII, 7,5).
L'attitudine globale degli ebrei verso l'arte religiosa non era neppure in
parte così iconoclasta. Il Talmud Palestinese narra (in Abodah Zarah
48d) "Nei giorni di Rabbi Jochanan gli uomini incominciarono a dipingere
figure sulle pareti, ed egli non lo impedì," e "Nei giorni di Rabbi
Abbun gli uomini incominciarono a fare disegni a mosaico, ed egli non lo
impedì." Inoltre, il Targum dello Pseudo-Gionata ripete il comandamento contro
gli idoli, ma poi dice "nei vostri santuari potete tuttavia fare colonne
di pietra incise con immagini e figure, ma non per adorarle." Inoltre, i
libri sacri degli ebrei sono stati illustrati fin dai più antichi esemplari che
abbiamo. Essi contengono illustrazioni di scene bibliche, molto simili a quelle
ritrovate nella Sinagoga di Dura-Europos (e anche nella chiesa cristiana che si
trovava nelle vicinanze).
È importante notare che le più antiche Icone delle catacombe erano per la
maggior parte scene dell'Antico Testamento, e Icone di Cristo. Il predominio di
scene dell'Antico Testamento mostra come questa non era una pratica
pagana cristianizzata dai convertiti, ma una pratica ebraica adottata dai
cristiani.
8. Se le Icone sono così importanti, perché non le troviamo nelle
Scritture ?
Ah, ma noi le troviamo davvero nelle Scritture: e ne troviamo un
sacco! Considerate quante se ne trovano nel Tabernacolo e quindi nel Tempio.
C'erano immagini di cherubini:
Sull'Arca - Eso 25:18
Sui veli del Tabernacolo - Eso 26: 1
Sul velo del Santo dei Santi - Eso 26:31
Due grandi Cherubini nel Santuario - 1 Re 6:23
Sulle pareti - 1 Re 6:29
Sulle porte - 1 Re 6:32
E sul mobilio - 1 Re 7:29,36
In breve, c'erano Icone dovunque uno si girasse.
9. Perché c'erano solo Icone di Cherubini, e non di Santi?
Il Tempio era un'immagine del Cielo, come rende chiaro San Paolo: "[i
sacerdoti che servono nel tempio di Gerusalemme] attendono a un servizio che è
una copia e un'ombra delle realtà celesti, secondo quanto fu detto da Dio a
Mosè, quando stava per costruire la Tenda: Guarda, disse, di fare ogni cosa
secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte." (Eb 8:5; cfr. Eso
25:40). Prima che Cristo venisse nella carne trionfando sulla morte con la sua
Risurrezione, i Santi dell'Antico Testamento non erano in presenza di Dio nel
Cielo, ma erano nello Sheol (spesso tradotto come "la tomba", e
tradotto "hades" (Ade) in greco). Prima della Risurrezione di Cristo,
lo Sheol era il destino dei giusti e degli ingiusti (Gen 37:35; Is 38:10),
anche se le loro condizioni non erano in alcun modo le stesse. Le possiamo
vedere nella parabola raccontata da Cristo del ricco e di Lazzaro (Lc 16:19-31)
e in Enoch 22: 8-15 (anche se il Libro di Enoch non è incluso nel Canone delle
Sacre Scritture, è una parte venerabile della Santa Tradizione, ed è citato
nell'Epistola di San Giuda, oltre che in molti scritti dei santi Padri): c'era
un abisso che separava i giusti dagli ingiusti, e i giusti erano in uno stato
di beatitudine, i malvagi erano (e sono) in uno stato di tormento - i giusti
aspettavano la loro liberazione attraverso la Risurrezione di Cristo, mentre i
malvagi aspettavano con paura il loro giudizio. E così, sotto l'antica
alleanza, si dicevano preghiere solo per i dipartiti, poiché essi non erano
ancora in cielo a intercedere per noi. Come disse San Paolo agli Ebrei mentre
parlava dei Santi dell'Antico Testamento, "Eppure, tutti costoro, pur
avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la
promessa: Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non
ottenessero la perfezione senza di noi" (Eb 11:39-40). In Ebrei 12, San
Paolo procede a mettere in contrasto la natura dell'Antica Alleanza (12:18s)
con quella della Nuova (12:22s) - e tra le distinzioni che fa, dice che nella
Nuova Alleanza "Voi vi siete invece accostati... agli spiriti dei giusti portati
alla perfezione" (12:22-23). Come ci dicono sia le Scritture che il
resto della Santa Tradizione, mentre il corpo di Cristo giaceva nella tomba, il
suo spirito discese nello Sheol e proclamò la libertà ai prigionieri (Ef
4:8-10; 1 Pt 3:19,4:6; cfr. Mt 27:52-53). E questi Santi che hanno trionfato su
questo mondo, ora regnano con Cristo nella Gloria (2 Tim 2: 12), e offrono
continuamente preghiere per noi di fronte al Signore (Ap 5:8; cfr. il Martirio
di Sant'Ignazio, cap 7: Sant'Ignazio era uno dei discepoli dell'Apostolo
Giovanni, e fu fatto da lui Vescovo di Antiochia). E così, mentre nell'Antico
Testamento il Tempio era immagine del cielo con i soli Cherubini a servire il
Signore, nella Nuova Alleanza, i nostri Templi sono immagini del cielo con la
grande nube dei testimoni che ora vi risiedono nella gloria.
10. Va bene, ammettiamo che vi siano Icone di un certo tipo nelle
Scritture, ma dov'è che agli Israeliti viene detto di venerarle?
Le Scritture comandano agli Israeliti di prosternarsi di fronte all'Arca,
che aveva due prominenti immagini di cherubini. Nel Salmo 99:5, c'è il comando:
"inchinatevi di fronte allo sgabello dei suoi piedi..." Dovremmo
notare prima di tutto che la parola usata per "inchinarsi" qui, è la
stessa parola usata in Esodo 20:5, dove di dice di non prosternarsi agli idoli.
E che cos'è lo "sgabello dei suoi piedi"? In 1 Cronache 28:2, Davide
usa questa frase in riferimento all'Arca dell'Alleanza. Il Salmo 99 [98 nella
Septuaginta] inizia parlando del Signore che "dimora sui Cherubini"
(99:1), e termina con un invito ad "adorare sul suo monte santo" -
cosa che rende ancora più chiaro che in tale contesto si sta parlando dell'Arca
dell'Alleanza. Questa frase appare di nuovo nel Salmo 132:7, dove è preceduta
dalla frase: "Andremo ai suoi tabernacoli" ed è seguita dalla frase:
"Sorgi, Signore, nel luogo del tuo riposo; tu e l'Arca della tua
forza." Curiosamente, questa frase si applica alla Croce negli offici
della Chiesa, e la connessione non è accidentale - infatti era sull'Arca, sul
seggio della grazia tra i Cherubini, che il sangue sacrificale era asperso per
i peccati del popolo (Eso 25:22, Lev 16:15).
11. Ma che dire del Serpente di bronzo? Non fu distrutto precisamente
perche il popolo iniziò a venerarlo?
Se guardate il passo in questione (2 Re 18:4), vedrete che il Serpente di
bronzo non fu distrutto solo perché il popolo lo onorava, ma perché lo aveva
trasformato in un dio serpente, chiamato "Nehushtan."
12. Non vi furono iconoclasti nella Chiesa, ben prima che venissero alla
luce i protestanti?
È importante tenere a mente, quando si considera la questione delle Icone (e
pertanto anche l'iconoclasmo), che questa comprende due questioni separate, che
spesso vengono confuse:
1) È ammissibile fare o avere icone?
2) È ammissibile venerarle?
E chiaro, a partire dall'Antico Testamento, che la risposta a entrambe le
domande è sì. Mentre i protestanti, comunque, hanno obiezioni alla venerazione
delle Icone, tipicamente non hanno da ridire sulla creazione o il possesso di
immagini. Se lo facessero, non avrebbero opuscoli biblici illustrati,
televisioni, o quadri... ma a parte gli Amish, si farebbe fatica a trovare un
altro gruppo di protestanti che esclude regolarmente le immagini. I protestanti
tipicamente hanno obiezioni alla venerazione delle immagini, ma curiosamente il
tipo di argomentazioni e prove che usano si ritorcono quasi sempre contro ogni
tipo di immagine, se la logica della loro linea di argomenti viene portata fino
in fondo.
Gli iconoclasti, spesso citati dai protestanti come sostenitori della loro
posizione in materia, di fatto hanno argomenti che si oppongono ai loro. Da un
lato, gli iconoclasti scomunicavano tutti quanti "si azzardavano a
rappresentare con colori materiali..." Cristo o i Santi - una cosa che
quasi tutti i protestanti fanno a loro volta. D'altro canto, scomunicavano
anche tutti quanti "non confessano la santa e semprevergine Maria,
veramente e realmente Madre di Dio, come più alta di ogni creatura visibile e
invisibile, e non cercano con fede sincera le sue intercessioni, come colei che
ha confidenza con Dio per averlo partorito..." e scomunicavano anche tutti
quanti "negano il profitto dell'invocazione dei Santi..." (NPNF2,
Vol. 14, p. 545s). Così, di fatto, i protestanti si trovano sotto un maggior
numero di anatemi degli iconoclasti di quanti ne abbiano gli ortodossi.
I protestanti potrebbero desiderare di trovare un certo sollievo nel fatto
che per lo meno gli iconoclasti erano opposti alla venerazione delle immagini,
ma la venerazione non fu mai una questione a se stante per gli iconoclasti.
Essi erano opposti alla venerazione delle icone, solo perché erano opposti alle
icone. Non si opponevano alla venerazione di oggetti sacri: gli iconoclasti
veneravano la Croce, e non ne facevano mistero.
I protestanti citano anche alcuni altri primi padri e primi scrittori
ecclesiastici in sostegno della loro posizione. La maggior parte di queste
citazioni sono semplici denuncie dell'idolatria, e non hanno nulla a che fare
con le Icone. In quei pochi casi in cui le citazioni potrebbero essere
plausibilmente interpretate come condanne delle Icone (e alcune delle quali, si
può argomentare, sono interpolazioni iconoclastiche successive), una
interpretazione coerente richiederebbe che non siano fatte immagini di alcun
tipo... poiché, ancora una volta, l'obiezione che si trova in questi testi è
rivolta alla creazione e al possesso di immagini. Nessuno di questi testi
prende neppure in considerazione il tema della venerazione.
I Canoni del Sinodo di Elvira sono spesso citati a sostegno di una posizione
iconoclasta. Nel suo Canone 36, il concilio decretava: "Si ordina che non
vi siano pitture nelle chiese, così che ciò che è venerato e adorato non sia
raffigurato sulle pareti." Ma anche gli studiosi protestanti riconoscono
che il significato del canone non è così chiaro come gli apologeti protestanti
spesso suggeriscono: non è chiaro quale fosse l'occasione di questo canone, e
non è chiaro che cosa cercasse di prevenire. A causa delle parole stesse del
canone, è quasi certo che non si tratti di un bando assoluto alle immagini. Non
è chiaro che cosa si proibisce, e soprattutto a quale fine. Le interpretazioni
plausibili vanno da un mero divieto di immagini in chiesa, a una misura di
precauzione per proteggere le Icone dai pagani (dato che il canone fu composto
in tempi di persecuzione, ciò è certamente possibile). In ogni caso, il fatto è
che le Icone erano in uso nelle chiese della Spagna prima del Sinodo di Elvira,
e continuarono a essere usate in seguito, senza alcuna ulteriore prova di
controversie. Inoltre, questo Sinodo ebbe un carattere meramente locale e non
venne mai menzionato a livello ecumenico.
13. Come sapete che non fossero gli iconoclasti quelli che mantenevano la
più antica tradizione cristiana sulle icone?
Da un lato, l'iconoclasmo avrebbe dovuto fiorire nei territori a dominio
islamico... ma non lo fece. Il primo scoppio di iconoclasmo iniziò in
territorio musulmano, anche se non si trattava di cristiani che distruggevano
immagini, ma di musulmani che distruggevano immagini cristiane. C'è anche
ragione di pensare che un'influenza musulmana ispirò gli imperatori iconoclasti
(tutti provenivano da aree dell'impero in cui i musulmani avevano preso il
sopravvento), ma il fatto è che le uniche parti della Chiesa in cui
l'iconoclasmo prese piede furono quelle in cui gli imperatori iconoclasti
poterono imporre la loro eresia sul popolo. In tutte le aree della Chiesa al di
fuori della portata degli eserciti imperiali, la Chiesa si oppose agli
iconoclasti e ruppe la comunione con loro. Uno degli oppositori più aperti
degli iconoclasti fu San Giovanni Damasceno, che visse sotto il dominio
musulmano, e per conseguenza ebbe a soffrire persecuzioni. Se la visione degli
iconoclasti fosse stata davvero quella tradizionale, ci saremmo dovuti
aspettare di vedere tale opinione come dominante tra i cristiani che vivevano
sotto il dominio musulmano. Per lo meno, ci saremmo aspettati qualche iconoclasta
sorto in mezzo a questi cristiani, ma di fatto era vero il contrario - non si
udirono voci iconoclastiche dai territori sotto il dominio musulmano,
nonostante gli ovvi vantaggi che tali cristiani avrebbero avuto con i loro
governanti.
Inoltre, prima della controversia iconoclasta, abbiamo ampie prove
archeologiche che le Icone erano usate ovunque nella Chiesa, e se questa fosse
stata una deviazione dalla Tradizione apostolica, ci dovremmo aspettare di
trovare un'ampia controversia in materia dal primo momento in cui le Icone
entrarono in uso, e che avrebbe dovuto intensificarsi mentre il loro uso
diventava più comune.
Tuttavia, non troviamo niente del genere. Di fatto, trenta anni prima della
controversia iconoclasta, il Concilio Quinisesto stabilì un canone (Canone 82)
riguardo a ciò che dovrebbe essere dipinto in certe Icone, ma senza il più
pallido accenno a una controversia sulle Icone per se.
Vi sono molte altre cose che mostrano la completa novità dell'eresia degli
iconoclasti: essi si opponevano al monachesimo, nonostante il fatto che esso
fosse stato indiscutibilmente accolto dalla Chiesa per secoli, si dilettavano a
derubare i monaci, prendere le loro terre, forzarli a sposarsi, a mangiare
carne, e a partecipare agli spettacoli pubblici (e quanti resistevano spesso erano
gli spettacoli pubblici), contrariamente alle pratiche monastiche ben
stabilite. Anche gli storici protestanti sono forzati ad ammettere che i santi
uomini e donne del tempo erano sostenitori della venerazione delle Icone, e che
gli Iconoclasti erano un partito piuttosto immorale e spietato.
Si può essere iconoclasti solo se si crede - contrariamente a quanto dicono
le Scritture - che la Chiesa possa cessare di esistere, poiché non c'è dubbio
che la Chiesa abbia respinto l'iconoclasmo e usato icone da tempi remoti almeno
come quelli dell'uso delle catacombe (che sono piene di icone cristiane). E
questa opzione della Chiesa che cessa di esistere è di solito rifiutata dagli
Evangelici ragionevoli.